L’uso degli erbicidi, riconducibili soprattutto al principio attivo noto come glifosato, prodotto di cui la Monsanto ha detenuto il brevetto esclusivo fino al 2001, ha conosciuto un boom correlato con le piante ogm che hanno incorporato la resistenza a questo erbicida ed è oggi commercializzato sotto diversi nomi da diverse case produttrici; viene abbondantemente impiegato come se non creasse problemi alla salute e smerciato in ogni garden center e in tutti i negozi agricoli.
Maria Grazia Mammuccini, portavoce del Tavolo delle associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica di cui fanno parte 14 sigle (tra cui Aiab, Associazione per l’agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Slowfood, Wwf) ha denunciato che, in conseguenza del parere dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) che ha definito il glifosato un probabile cancerogeno per l’uomo, l’Olanda la Francia e il Brasile stanno mettendo al bando questo erbicida, mentre il governo italiano si è dichiarato a favore di un “uso sostenibile dei prodotti fitosanitari‘ che prevede un ampio utilizzo di questi prodotti sotto l’etichetta della sostenibilità.
Il glifosato viene spruzzato ai bordi delle strade e nei giardini privati causando un’esposizione della popolazione nelle aree più vicine ai luoghi in cui viene utilizzato; si rinviene dappertutto (nell’acqua, nell’aria e nei cibi, nel latte materno, nel pane, nel miele delle api) perché viene usato ormai ovunque seppur ritenuto dannoso per il sistema endocrino e riproduttivo umano, e, comunque, già 14 piante selvatiche, tra cui la gramigna, hanno sviluppato una completa resistenza specifica a questo erbicida.
L’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) denuncia la sua presenza nelle acque, ma in Italia non viene neppure cercato dalle autorità preposte al controllo.
Il suo monitoraggio è effettuato solo in Lombardia, dove è presente nel 31,8% dei rilevamenti nelle acque superficiali.
Il mondo della ricerca scientifica auspica la riduzione dell’uso sconsiderato di questo erbicida anche se Monsanto, la multinazionale che produce il glifosato sotto il marchio commerciale di Roundup, ha definito il rapporto dello Iarc, che lavora per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), “scienza spazzatura” ed ha chiesto il ritiro del rapporto.
Si auspica che nel Piano di azione nazionale il governo italiano, sensibile alla richiesta delle associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica, preveda azioni concrete per ridurre l’utilizzo dei pesticidi, e supporti la diffusione di pratiche che non ne fanno uso come l’agricoltura biologica e biodinamica.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro