L’emergenza che stiamo vivendo puo’ rivoluzionare il modo di concepire l’agricoltura puntando su due pilastri: un equo compenso per i lavoratori e l’incentivazione di un metodo di coltivazione biologica capace di proteggere l’ambiente e tutti noi.
Si parla spesso delle conseguenze del crollo dell’economia in questo settore senza trovare delle soluzioni idonee per permettere agli italiani di poter lavorare nei campi, usufruendo delle tutele e dei compensi garantiti a tutte le altre categorie di lavoratori. L’eccesso di domanda di operai nei campi è quasi naturalmente diretta solo agli stranieri. Ma gli italiani rimasti senza lavoro perchè non sono attratti da questo settore?
Secondo “Coldiretti”: “Mezzo milione di giornate di lavoro sono andate perse in agricoltura a marzo con la chiusura delle frontiere ai lavoratori stranieri per far fronte all’emergenza coronavirus”. Per non far marcire i raccolti nelle campagne e garantire le forniture alimentari alla popolazione è necessario che vengano varati al più’ presto strumenti più flessibili come i voucher per pensionati, studenti e cassaintegrati. In piena pandemia si è verificato – sottolinea la Coldiretti – un calo del 10% delle giornate di lavoro nel mese di marzo nonostante il fatto che il secondo inverno più caldo dal 1800 abbia anticipato la maturazione delle primizie con l’avvio delle raccolte, dagli asparagi alle fragole“.
Ognuno di noi ha l’obbligo di saperlo: la realtà dell’agricoltura, esclusa qualche piccola eccezione, è drammatica.
Le campagne sono avvelenate dalla chimica, le sementi sono in mano a poche multinazionali, i terreni sono sempre più impoveriti e resi sterili dalla monocoltura, gli animali sono considerati solo macchine da produzione.
I commercianti fanno la guerra dei prezzi, cercando di conquistare bacini di consumatori inconsapevolmente loro complici, con tagli di prezzo di vendita che creano una pressione esasperata con inesorabili ricadute sul prezzo d’acquisto del latte, dei cereali, degli ortaggi e della frutta.
Ecco qualche dato.
Oggi in campagna un chilo di grano convenzionale è pagato circa 20 centesimi (con esso si produce un chilo abbondante di pane), un litro di latte circa 35 centesimi, un chilo di pomodori 8 centesimi.
Con questi prezzi, utilizzare tutti i mezzi possibili per sopravvivere, compresi concimi, veleni, sementi OGM e manodopera a basso prezzo può non essere cinismo, ma necessità di sopravvivenza.
Alla luce di queste considerazioni emerge una realtà complessa nella quale il responsabile non è solo il contadino che usa i braccianti in nero a basso costo o il caporale o le multinazionali della chimica: siamo tutti noi che alimentiamo un sistema economico che non valorizza il prodotto ed il suo valore.
Il prezzo è l’elemento fondamentale di una sana economia.
Ogni singolo individuo, con le sue quotidiane scelte di acquisto è il vero propulsore dell’economia.
Eviterà la distruzione dei suoli e del paesaggio agrario e l’avvento degli OGM che produrrà inesorabilmente la degradazione degli animali e la morte di fatica nelle campagne.
Esistono, però, dei principi alla base del commercio equo e solidale, che applicati su più ampia scala potrebbero non solo dare dignità all’agricoltore, ma arricchire di maggiore consapevolezza il consumatore: il prezzo trasparente.
Cos’è il prezzo trasparente?
Uno strumento per raccontare la storia di un prodotto in numeri, partendo dal suo prezzo.
Ogni voce di costo che compone il prezzo al quale acquisti un qualsiasi prodotto del commercio equo, alimentare o artigianale, identifica un momento del suo viaggio da chi lo ha realizzato fino a chi lo compra.
Come la Carta dei Criteri del commercio equo definisce il prezzo trasparente?
“Il prezzo trasparente è un supporto informativo che deve contenere almeno questi dati: prezzo FOB pagato al fornitore, costo di gestione, importazione e trasporto, margine per la vendita. Tali informazioni possono essere indicate in percentuale o in valore assoluto, per singolo prodotto o per categoria di prodotti, o per paese di provenienza, o per gruppo di produttori.”
Perchè trasparente?
Il prezzo trasparente comunica in modo immediato i costi di tutta la filiera, mettendone in evidenza ogni fase: ideazione, produzione e distribuzione.
Il prezzo trasparente mostra quanto di un prodotto equo solidale resta nel paese di origine e quanto costa farlo arrivare in Italia e successivamente distribuirlo.
Un solo prezzo trasparente per tanti prodotti?
Un pacchetto di caffè o una tavoletta di cioccolato non hanno lo stesso prezzo di un cesto in foglie di banano o di una t-shirt in cotone: filiere produttive diverse danno origine a una diversa composizione del prezzo.
Diversa ma non arbitraria o dipendente dagli instabili flussi del grande mercato: alla base di ogni prezzo trasparente c’è infatti una relazione diretta e paritaria tra organizzazioni di produttori e di importatori, relazione che fa si che il prezzo concordato per ogni prodotto tenga conto delle ore di lavoro, dei materiali, delle competenze e delle tecniche necessarie a realizzarlo.
Ad esempio, per gli alimenti, il costo della lavorazione è comprensivo del costo della struttura, dei macchinari e del personale. Ecco, nello specifico, la somma delle voci che poi dà vita al prezzo indicato nel cartellino dei prodotti:
Volete vedere un esempio? |
http://www.liberomondo.org/liberomondo/cms/content/14-prezzi-trasparenti.html
Fonte: Cooperativa LiberoMondo
Articolo: Dr.ssa Stefania Mangiapane
Foto: pixabay.com