E’ possibile scegliere le varietà resistenti per una migliore resa e qualità del vino, quando si decide di coltivare con metodo biologico?
In questo articolo troverai una guida completa su quali sono le problematiche riscontrate nel settore e le migliori soluzioni per ottenere produzioni qualitativamente eccellenti.
La maggior parte dei vitigni più diffusi per uve da vino, da tavola e da essiccare hanno bisogno di un’alta protezione chimica e biologica contro vari patogeni con pesticidi che, certamente, danneggiano gli ecosistemi; per di più la resistenza dei patogeni ai fitofarmaci, l’impatto crescente dei cambiamenti climatici che pone in dubbio l’esistenza stessa dei vitigni più diffusi, hanno portato numerosi centri di ricerca a puntare nuovamente sull’utilizzo della biodiversità esistente all’interno della vite, riproponendo antichi vitigni resistenti a funghi e parassiti e a formulare, altresì, nuovi incroci fra Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis, fino alle nuove tecniche di “genome editing” sui vitigni.

Per il professor Luigi Moio, presidente dell’Organizzazione internazionale della vite e del vino, la crisi climatica “rischia di indebolire la diversità sensoriale dei vini ed il suo stretto collegamento con il concetto di “terroir”, per cui è necessario favorire il perfetto adattamento tra il genotipo e l’ambiente, ovverosia coltivare la pianta che maggiormente si adatta al contesto pedoclimatico in cui si opera e anche il vino che si otterrà, oltre ad essere più sostenibile, sarà armonico in tutti i suoi componenti e il suo equilibrio sarà principalmente dovuto alla perfetta combinazione tra pianta, suolo e clima“.
Permane la direttiva di ridurre il numero delle cultivar e di dare la preferenza, in ogni località, a quelle più resistenti e produttive in rapporto alla situazione climatica e più adatte all’esportazione, valutando per ogni cultivar quali siano le modalità di coltivazione ottimale, quali tipi di vino valorizzi ciascun vitigno, quale sia la adattabilità sul territorio e quali le migliori combinazioni.

Tra le uve da vino più resistenti alle malattie sono note Prior, Soreli, Solaris, Sauvignon nepis, Cabernet volos, Merlot khourus, Julius, Merlot kanthus.
Tra le antiche cultivar di uva da tavola sono molto robuste le cv. Palatina, Alfonso Lavallèe, Moscato di Terracina, Baresana (molto vigorosa, nelle zone calde e asciutte della Puglia, dà una produzione abbondante e pregevole. Non adatta all’Italia settentrionale), Zibibbo (si adatta alle zone calde), Ciclopica, Dorona di Venezia, Colombana (Toscana), Lattuario (Puglia e Sicilia), Uva d’Almeria (Italia meridionale), Servant.
Meritano particolare attenzione i vitigni di uve apirene, cioè senza semi tipo le Sultanine, delle quali esistono diverse cultivar che si distinguono, in base al colore, in bianche, rosee, violacee e nere: per il consumo diretto e per l’essiccazione, in particolare, si consigliano la Sultanina bianca, la Perlette, la Delight, la Maria Pirovano.

ESIGENZE COLTURALI
La natura fisico-chimica del terreno esercita una notevole influenza sull’epoca di maturazione, sulla grossezza e forma dei grappoli, sulla colorazione, sull’aroma, sulla serbevolezza e resistenza ai trasporti. In genere in terreni freschi e fertili si hanno acini più grossi ma dal colore meno vivace, polpa meno zuccherina e poco profumata. Le produzioni saranno quantitativamente abbondanti, ma poco serbevoli. Risultati opposti si conseguono in terreni poveri e siccitosi.

Si può dire altrettanto per il clima. Il clima umido produce le stesse conseguenze dei terreni freschi e fertili; favorisce inoltre lo sviluppo delle crittogame e ostacola l’allegaggione al momento della fioritura. Il clima caldo, asciutto è più favorevole, ma, se eccessivamente arido, può ostacolare l’accrescimento e la maturazione dell’uva.
Pertanto sia il terreno che il clima devono essere adatti, in modo da favorire lo sviluppo dei grappoli e dei singoli chicchi. Infatti la coltura delle uve da tavola è pregevole specialmente nella Puglia, in Basilicata in Sicilia e in Sardegna.
In Toscana soltanto la Chasselas dorè e la Colombana troverebbero le condizioni più adatte.
La tecnica colturale per la produzione di uve da tavola ovviamente differisce da quella delle uve da vino perchè le uve da tavola hanno maggiori esigenze rispetto a quelle da vino.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro
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