Il carrubo (Ceratonia siliqua), maestosa leguminosa arborea sempreverde, è una pianta pioniera spontanea nel bacino del Mediterraneo che cresce bene in terreni aridi e calcarei creando preziose zone ombrose.
In Puglia la Legge Regionale 4/06/2007, art. 18 lo fa rientrare tra le specie protette e in Sicilia solo la provincia di Ragusa copre il 70% della produzione nazionale.
Rappresenta un elemento essenziale del paesaggio agrario ibleo e, anche se tuttora esistono importanti carrubeti nelle aree di Scicli, Modica, Pozzallo e Ispica dove alcune industrie trasformano il mesocarpo del carrubo in semilavorati, la produzione è in crisi per la diffusione di un coleottero patogeno, il Bostrico della vite (Sinoxylon perforans).A ciò si somma la costante distruzione di carrubi e macchia mediterranea, per scavare e prelevare materiale roccioso dal sottosuolo, nonostante sia vietato dalle norme di attuazione del Piano Paesaggistico (“in considerazione del ruolo predominante ed insostituibile del carrubo nel paesaggio culturale ibleo, nonché dei muretti a secco testimonianza della trama storica dell’enfiteusi, in tutta la provincia iblea è vietato: estirpare i carrubi esclusi quelli di nuovo impianto (da 0 a 5 anni); solo in casi eccezionali e quando sia tecnicamente garantita la sopravvivenza, è possibile spostare, assicurando comunque la permanenza nel medesimo luogo, le essenze tutelate. In considerazione dell’immagine unica del paesaggio ibleo, l’operazione richiede l’autorizzazione della competente Soprintendenza in tutto il territorio, anche nelle zone non vincolate.”)
PROPRIETA’
E’ un alimento ricostituente, neutralizza lo stato di acidosi e aiuta a regolare alcuni enzimi digestivi.
Il mesocarpo è ricco di proteine, fibre (dall’importante funzione regolatrice della motilità intestinale), sali minerali, tannini, flavonoidi, vitamina K, preziosi oligoelementi (calcio, magnesio, potassio, ferro, silicio) e pectine dall’azione protettiva delle mucose di intestino e stomaco.
Inoltre il D-chiro-inositolo, presente in buone quantità nei semi, migliora la qualità ovocitaria e aumenta la fertilità della donna.
La gomma che si estrae dal sottile involucro dei semi, è un concentrato di zuccheri complessi efficace nel trattamento del reflusso gastroesofageo.
Il mesocarpo del baccello è utilizzato nell’industria dolciaria, alimentare e farmaceutica, e per l’alimentazione di bovini e ovini che ne sono ghiotti.
Dai semi macinati si ricava una farina ricchissima di carrubina, particolarmente idrofila, dalle proprietà addensanti e gelificanti.
AVVERTENZA: Sconsigliata ai neonati, a chi è allergico e nei casi di anemia, diabete, insufficienza renale.
In autunno in prossimità dei carrubi compaiono funghi difficilmente digeribili, i Laetiporus sulphureus.
BIOLOGIA FIORALE E TECNICA COLTURALE
Il carrubo ha una biologia fiorale singolare: è trioico con esemplari che si comportano da piante monoiche con infiorescenze maschili e femminili separate, ma anche fiori ermafroditi e di ambedue i sessi sulla stessa pianta.
I fiori maschili sono costituiti da un ricettacolo a forma di disco con 5 stami a corona terminanti co un’antera di colore rosso vivo. Il fiore femminile ha la forma di una piccola carruba. La fecondazione è favorita dagli insetti e dal vento.
Poiché le piante maschili, non direttamente produttive, vengono spesso eliminate, ne consegue scarsità di polline e rese inconsistenti.
Il frutto è un legume di 15 cm, largo 3-5 cm, cuoioso, con polpa morbida e zuccherina che indurisce col disseccamento, permane per parecchio tempo sull’albero per cui possono essere presenti frutti secchi di colore marrone e acerbi di colore verde. Si raccolgono da fine agosto ai primi di settembre quando cominciano a cadere naturalmente. Meglio evitare l’abbacchiatura con le pertiche per non danneggiare i frutti acerbi e le infiorescenze compromettendo il futuro raccolto. Si asciugano al sole e si conservano per molto tempo e possono essere consumati freschi o secchi.
I frutti contengono semi scuri, tondi e appiattiti, durissimi, uniformi per dimensione e peso, tali da costituire unità di misura per le pietre preziose (un quinto di grammo).
Nelle carrube selvatiche la resa in semi è più elevata rispetto alla scarsa polpa.
Il carrubo è un albero di lento accrescimento, molto longevo in grado di assumere dimensioni gigantesche; pertanto, bisogna porre le piante in filari distanti 15-20 m e 10-20 m tra le piante.
Trova condizioni favorevoli nei suoli aridi, rocciosi e ciottolosi dell’Italia meridionale, della Sicilia e della Sardegna.
Non tollera i terreni umidi con ristagni idrici.
La propagazione per seme non riproduce le caratteristiche della pianta madre e le piantine così riprodotte vengono innestate a gemma dormiente o vegetante una volta raggiunti i cinque anni di età. Ogni 9 piante se ne lascia una a fiori maschili non innestata, destinata a produrre il polline per la fecondazione dei fiori delle cultivar “Saccarata”, “Ermafrodita Bonifacio”, “Ermafrodita Tantello”, “Latinissima” e “Racemosa” (diffuse in Sicilia).
Gli attacchi di Bostrico della vite causano la riduzione del flusso linfatico, compromettendo la produzione di carrube. Gli adulti dei bostrichidi iniziano ad uscire dai ricoveri invernali ad aprile raggiungendo il legno morto di almeno due anni, anche residuo di potatura, dove le femmine compiono una caratteristica escavazione circolare o semi circolare che serve da galleria di riproduzione in prossimità dei nodi. La lotta agronomica consiste nella distruzione dei resti delle potature, dei tralci secchi, nonché i vecchi tralci che sostengono quelli nuovi. Dal 15 aprile al 15 maggio si possono appendere tralci-esca per attrarre le femmine pronte a ovideporre; verso metà giugno prima della fuoriuscita degli adulti verranno bruciati.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro
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