Anice stellato: allevia nausea e problemi digestivi

L’anice stellato (Illicium verum), appartenente alla famiglia delle Illiciaceae, è un albero di piccole dimensioni sempreverde, originario del bacino del Mediterraneo, raro in Italia allo stato selvatico, ma facilmente coltivabile in giardino.

Proprietà:
Aromatizza verdure, formaggi, biscotti, panpepati, pandolci dolci e bevande tradizionali come il Tutone siciliano.
Fornisce una discreta quantità di rame, zinco, fosforo, calcio, potassio, ferro, magnesio, manganese, vitamina A, vitamine del gruppo B, vitamina C, vitamina D, vitamina E e vitamina F, tannini e resine.
E’ noto e molto usato nel Nord Europa e in tutto l’Oriente, soprattutto in Cina e in Vietnam, per le proprietà preventive contro il cancro.
L’olio essenziale è impiegato in medicina ed erboristeria come antiossidante, antimicotico, antivirale, antibatterico e antinfiammatorio.
Allevia nausea, dolori gastrointestinali e problemi digestivi grazie all’azione rilassante sull’intestino.
Assunta come tisana, permette di svolgere un’azione stimolante delle secrezioni ghiandolari mammarie con incremento quali-quantitativo del latte materno.
Nelle sintomatologie legate ad affaticamento cerebrale, ha importanti proprietà calmanti e cura il mal di testa.
I semi di anice profumano l’alito e disinfiammano la gola irritata e i bronchi (espettorante).

Controindicazioni:
Sconsigliato ai soggetti affetti da epatopatie, epilessia e nei casi di ipersensibilità accertata verso uno o più componenti dell’anice, soprattutto se neonati o bambini.
Evitare l’uso se ci si espone al sole perché, per la presenza di furocumarine, è fotosensibilizzante.
L’attività estrogenica dell’anetolo può interferire con alcuni farmaci.
Potenzia la gastrolesività se assunto contemporaneamente ad antinfiammatori.
Non consumare anice stellato giapponese come rimedio a base di erbe, per la presenza di composti velenosi tra cui: anisatin, shikimin e sikimitoxin.


Caratteri botanici:
La corteccia è grigia-bianca,
Le foglie dell’anice stellato hanno forma ovale lanceolata dal colore grigio-lucente e i fiori, che sbocciano all’ascella delle foglie, sono bianco-giallastri o rosati.

Propagazione:
Si semina in piena terra da febbraio a marzo ad una distanza di 35–40 cm tra le file e 25–30 cm sulla fila per ottenere una densità di 10 piante\mq.
Il trapianto può essere effettuato da metà aprile.
La raccolta dei particolari frutti bruno-rossastri dalla forma stellata con 8 piccole celle al cui interno è racchiusa una delicata mandorla bianca oleosa, avviene in agosto-settembre.
Vanno asciugati al sole, sgranati e conservati all’asciutto.

Tecniche di coltivazione:
Questa pianta è diffusa nelle aree tropicali e subtropicali, pertanto occorre assicurarle un’esposizione soleggiata al riparo dai venti.
E’ una specie molto rustica da coltivare su terreni sciolti e freschi, ma soffre nei suoli soggetti a ristagno idrico.
E’ repellente per gli insetti e, coltivata tra le ortive, le difende dagli afidi.
Può essere consociata con successo anche con la ruta, il finocchio selvatico, la menta, il dragoncello e l’angelica.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro

Foto: pexels.com

 

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