Le piantagioni di banane in Ecuador funzionano sulla base di violazioni dei diritti dei lavoratori, delle donne e dei migranti. Nel Paese operano le più grandi multinazionali del settore poichè
l’Ecuador rappresenta il primo esportatore di banane con circa il 34% del commercio mondiale.
Se analizziamo i dati relativi all’export, si rileva che il paese esporta 6,65 delle 19,5 milioni di tonnellate che raggiungono annualmente i paesi del consumo quali Stati Uniti, Canada, Europa e Russia.
Fairtrade ha presentato una mappa dei rischi umani e ambientali nei settori in cui lavora, da cui si attenziona che moltissime filiere di approvvigionamento celano grandi problematiche.
Una su tutte la povertà. Pensate che a a livello globale un lavoratore su cinque vive in una situazione di assoluta povertà e che la produzione agricola è responsabile del 70% dei prelievi di acqua dolce nel pianeta. Ad aggiungersi a questa situazione critica anche sotto il punto di vista ambientale si rileva che anche il lavoro minorile sta aumentando.
La suddetta mappa copre caffè, cacao, banane, uva e miele, e i principali paesi produttori di queste commodity.
E possibile una soluzione sostenibile per mangiare prodotti sani e proteggere al contempo i diritti dei lavoratori?
Nella nuova puntata del podcast “Felicità sostenibile” Stefania Mangiapane ha intervistato con Benedetta Frare di Fairtrade.

Ecco un estratto che troverete nel podcast, disponibile gratuitamente su Spotify, Google Podcast e Amazon Music.
“Le banane sono il frutto più consumato al mondo tuttavia la loro coltivazione cela delle annose problematiche, che rendono la loro coltivazione in alcuni casi poco sostenibile per i coltivatori. Me ne potresti parlare meglio?“
Le banane sono il frutto più consumato al mondo: è disponibile tutto l’anno e inoltre ha elevate proprietà nutrizionali tanto da far parte della dieta di tante popolazioni. Attualmente la mancanza di sostenibilità nel settore è dovuta alla crisi economica che sta colpendo tutto il settore agroalimentare a livello globale dovuta all’aumento dei costi dell’energia, dei trasporti e dei carburanti, sia a livello locale che internazionale, e degli imballaggi.

A livello mondiale, il sistema competitivo della banana dolce da esportazione è un oligopolio con frangia competitiva. Il commercio internazionale, infatti, è dominato da cinque società multinazionali che controllano oltre l’80% delle esportazioni. Dietro a questo commercio è vero che si nasconde lo sfruttamento dei lavoratori nelle piantagioni di banane e l’uso di pesticidi dannosi ed illegali impiegato in maniera massiccia?
“Sicuramente la produzione delle banane è rappresentata da un oligopolio di aziende che ne detengono non solo la coltivazione ma anche le rotte di trasporto. Ci sono intere regioni in alcuni Stati (pensiamo alla Colombia o all’Ecuador) dedicate alla coltura della banana che è estensiva e intensiva e dove è legata a sacche di povertà e sfruttamento. Abbiamo mappato questi rischi e quelli delle principali filiere agroalimentari in una mappa che abbiamo pubblicato recentemente e che potete trovare sul nostro sito.
Che cosa fa Fairtrade per proteggere i coltivatori di banane e i lavoratori? Dal punto di vista sociale nelle nostre organizzazioni c’è il divieto di sfruttamento dei lavoratori, di discriminazione per motivi di genere, razza o religione e la promozione del ruolo della donna. Vengono inoltre intrapresi percorsi specifici per il miglioramento dei salari per un trattamento più equo dei dipendenti.
Dal punto di vista sanitario e ambientale, anche per proteggere i lavoratori dal rischio di utilizzo di sostanze chimiche, gli Standard Fairtrade vietano l’utilizzo di molte sostanze e alcune vengono permesse solo se necessario. Vengono
Dal punto di vista economico, le aziende che acquistano da organizzazioni di produttori certificate da Fairtrade devono pagare un Prezzo Minimo che è una rete di salvataggio che entra in funzione quando il prezzo di mercato è troppo basso. proprio da questo mese il prezzo minimo è stato aumentato dell’8% in media per contenere gli effetti dell’aumento dei costi di esportazione e del crollo di quelli di importazione.
Il Premio Fairtrade, che è una somma extra che le organizzazioni possono spendere a beneficio delle loro comunità si traduce in servizi scolastici, programmi per il miglioramento produttivo ma anche per il miglioramento dei salari.”

In Nicaragua e in tutta l’America Latina, nei Caraibi, in Asia e in Africa, le multinazionali della coltivazione delle banane investono i loro capitali, in un clima di “capitalismo predatorio” strutturato principalmente sul profitto ad ogni costo. Quanto è importante l’acquisto di banane Fairtrade?
“Come consumatori abbiamo un ruolo importantissimo per supportare le filiere sostenibili e quindi dobbiamo continuare a comprare banane ma a condizioni eque. Da questa produzione dipende la vita di migliaia di famiglie dall’altra parte del mondo e quindi è cruciale continuare a sostenerle. E attenzione al prezzo: spesso le banane sono vendite a un prezzo troppo basso. Quando vediamo un prodotto a un prezzo troppo basso, che sia un prodotto locale o da importazione dobbiamo sempre stare attenti: chi paga per questo prezzo così basso lungo la filiera?
Una banana che arriva dall’altra parte del mondo e a noi costa, ad esempio 0,79% cent al kg , non può essere frutto di una filiera che rispetta i diritti dei lavoratori. Come consumatori, dobbiamo informarci ed essere pronti a riconoscere tutto questo, anche a livello economico“.
Ascolta tutta la puntata su Spotify cliccando sul banner sottostante!
Articolo a cura di Stefania Mangiapane
Foto: pexels.com