L’utilizzo di micropolveri per contrastare l’inquinamento dovuto al versamento del petrolio nel mare.Ecco l’obiettivo proposto da Bio-on, una start up con l’avallo del Cnr di Messina.
Attraverso una nuova tecnologia chiamata “Minerv Biorecovery”, basata su una bioplastica composta da frammenti di pochi micron ospita microrganismi che esistono in natura.
L’ambiente protettivo alimenta il moltiplicarsi di questi batteri, che rafforzandosi attaccano il greggio.
Intervistato dal quotidiano “Repubblica” Simone Cappello, responsabile del progetto Bioremediation presso l’Iamc, lstituto per l’ambiente marino costiero di Messina, afferma: “Sono microrganismi in grado di attaccare la struttura molecolare di molti dei componenti degli idrocarburi. In condizioni normali questi batteri non riescono a produrre una sostanziale riduzione del petrolio versato in mare: la bioplastica PHAs, che non ha impatti sull’ambiente e sulla vita marina, permette di accelerare sensibilmente il processo“.
Questa nuova tecnologia può essere utilizzata non solo per affrontare in modo efficiente gli incidenti ma anche la manutenzione dei siti industriali (porti, raffinerie e cisterne nelle petroliere)
Ma non solo. Si propone come valida alternativa alle microplastiche non biodegradabili presenti nei cosmetici, che costituiscono un’importante, ma spesso ignorato, problema ambientale.
a cura della Dr.ssa Stefania Mangiapane
Foto:QuiFinanza