Ripensare ad una scuola green sia nei materiali sia negli spazi condivisi, è possibile?
Dall’unione dell’urban farming e degli esempi di edifici costruiti interamente con materiali da riciclo si puo’ immaginare che da spazi ormai non utilizzati all’interno delle nostre città si possa autoprodurre frutta e verdure, ricavare grandi spazi interni ed esterni per far studiare e socializzare i piu’ piccoli e insegnare con un impegno tangibile che l’ecosostenibilità è un valore da trasmettere e mettere in pratica.
Cominciamo con una scuola green esempio per il mondo. Si trova in Uruguay ed è costruita con circa 2.000 pneumatici, 3.000 bottiglie di vetro, 1.500 bottiglie di plastica e 12.000 lattine insieme a legno, vetro e cemento. Ospita una trentina di studenti, con un range di età dai tre ai 12 anni, ma può ospitarne fino ad un centinaio.
Un piccolo gioiello ecologico chiamato “ Escuela Sustentable”. Sorge a Jaureguiberry, piccolo villaggio di 500 abitanti a poca distanza dalla capitale dell’Uruguay, Montevideo.
Segni particolari? E’ realizzata in materiali riciclati, energeticamente autosufficiente e recupera l’acqua piovana. Niente inquinamento da riscaldamento perché non serve di climatizzazione: la temperatura interna è costantemente sui 20°.
Un progetto dell’architetto americano Michael Reynolds , il quale costruisce gli edifici secondo i principi dell’edilizia sostenibile.
Tempistica? Invidiabile. La costruzione è stata completata in sette settimane ed ha coinvolto studenti e architetti da tutto il mondo
Ultima chicca? Il giardino dove giocano i bimbi ospita un orto coltivato direttamente da loro.
Sarebbe importante costruire una scuola nel bel mezzo di una grande città, inserendo nelle ore scolastiche l’insegnamento di materie scientifiche applicate direttamente a contatto con la natura, sfruttando le più moderne tecnologie.
Si potrebbe prendere spunto dalla business idea su cui si basa Gotham Greens, un’innovativa azienda agricola urbana con sede a Brooklyn, New York. L’obiettivo è rendere il sistema agricolo e alimentare più sostenibile, coltivando alimenti di alta qualità nelle aree urbane che hanno bisogno di rivitalizzazione economica, mediante anche la creazione di posti di lavoro.
La loro serra sita a Brooklyn è di 20.000 metri quadrati con rese equivalenti a oltre 20 ettari di fattoria .
Ecco che gli spazi industriali si trasformano, diventando spazi verdi e redditizi.
Come finanziare idee così innovative?
Secondo una ricerca condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, coordinata da Ivana Paris, emerge che le campagne di crowdfunding nel nostro Paese sono più che raddoppiate rispetto al 2014, raggiungendo quota 100mila, ma meno di una su tre viene alla fine finanziata.
Il valore complessivo dei progetti incentivati è pari a 56,8 milioni di euro, con un positivo incremento dell’85% rispetto al 2014.
I finanziatori risultano essere 857mila, di cui il 30% hanno appoggiato più di un progetto.
Dai suddetti dati emerge un’attenzione sempre più spiccata verso questo tipo di investimento, ma la possibilità di finanziamento completo di una start-up dipende da una adeguata capacità progettuale.
Il dato più interessante riguarda l’aspetto occupazionale. Secondo l’indagine svolta risultano impiegati circa 249 persone nelle piattaforme di crowdfundig italiane. Molte di queste si rivolgono a privati, circa l’82%, ma anche ad associazioni e ad aziende (67%).
Trattasi prevalentemente di campagne creative e culturali, seguite da quelle sociali e solo per il residuo 20%, da quelle imprenditoriali.
Milano detiene il primato con ben 16 piattaforme di crowdfunding attive nel suo territorio.
Ecco che mentre al Nord tale metodo è ormai consolidato, nel resto del Paese il crowdfunding risulta ancora poco radicato culturalmente come alternativa di finanziamento.
Tra le piattaforme attive in Italia il 45% è basato su:
- ricompense;
- donazioni;
- piattaforme equity;
- piattaforme che si fondano sul debito.
Anche nel settore agricolo la crescita occupazionale e reddituale aumenta in relazione alla rivoluzione delle campagne ed alle prospettive di lavoro collegate: dalla moda al beauty, passando per le fattorie didattiche fino agli agrichef.
Dal Dossier presentato dalla Coldiretti a L’Aquila collegato alla legge di orientamento (L.228 del 18 maggio 2001) approvata esattamente 15 anni fa, emerge una crescita del + 48% in tre anni con un aumento pari a 113mila delle aziende “multifunzionali”, cioè che svolgono attività connesse all’agricoltura.
Le aziende agricole aggiungono servizi, come la produzione di energie rinnovabili (+603 %) o trasformano direttamente i loro prodotti (+97,8%), ma si rilevano anche attività sociali connesse come gli agriasilo o la pet-therapy.
La diffusione di questa cultura dipende anche da un intervento normativo volto a regolarizzare il crowdfunding e tutte le altre realtà della sharing economy, dallo smart working al coworking.
Bisogna collegare le prospettive di crescita delle start-up nel settore agricolo alle iniziative di crowdfunding, slegandole dai convenzionali metodi di finanziamento, al fine non solo di aprirsi a nuove realtà più dinamiche ma anche meno rischiose.
Dott.ssa Stefania Mangiapane
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