Mangiare bene è utile per mantenersi in salute, ma non solo.
Secondo l’ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, una scorretta alimentazione nei luoghi di lavoro può portare a una perdita fino al 20% di produttività.
Anche i dati INAIL confermano che la disattenzione delle ore postprandiali è complice di gran parte degli infortuni.
Fornirsi da produttori a chilometro zero può essere la soluzione le mense aziendali.
Secondo quanto emerso in occasione della divulgazione dei dati Istat sul commercio al dettaglio alla presentazione de rapporto Censis su “Gli italiani a tavola: cosa sta cambiando”, ben 43,4 milioni di italiani acquistano prodotti locali e a chilometri zero e tra questi 18 milioni regolarmente e 25,4 milioni occasionalmente.
Il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo sottolinea che “il cibo ha ormai un alto valore simbolico, perché incarna l’identità e promuove la distintività di un territorio ma entrano in gioco anche valori etici e sociali dei consumatori”.
Il trend è chiaro: il 40,7% degli italiani considera i prodotti a chilometro zero una garanzia di cibi freschi e sicuri in cucina.
Ciò passa necessariamente da un rapporto di fiducia tra produttore e consumatore in cui il patrimonio enogastronomico incarna l’identità di un territorio e di una comunità, molto più di quello culturale.
L’alimentazione sana è un diritto. A sancirlo e classificarlo e proprio la nostra legislazione.
Si chiama rischio alimentazione, e dovrebbe rientrare tra i rischi emergenti del lavoratore, così per onorare in pieno l’articolo 32 della Costituzione al quale fa eco l’articolo 2087 del Codice Civile sui doveri dell’imprenditore circa la garanzia dell’integrità fisica dei prestatori di lavoro, ma soprattutto il comma 1 dell’articolo 28 del DLgs 81/08 nel punto in cui ribadisce che la valutazione stessa debba riguardare “tutti i rischi.
a cura di Stefania Mangiapane
Foto: http://www.giaconiasupermercati.com/km-zero
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http://www.primapaginaonline.it/2016/05/10/mangiare-in-ufficio-coldiretti/