I finger lime (Citrus australasica), volgarmente noti come “Caviale di limone” per l’aspetto e la consistenza della polpa degli esperidi che, quando vengono tagliati, schioccano in bocca sprigionando un aroma simile al lime, manifestano sfumature di gusto, fragranza e acidità che somigliano al limone o al pompelmo o a note piccanti.
La ricchezza straordinaria di cultivar, alcune ancora poco conosciute come la C. a. sanguinea ‘Pear’ dal retrogusto di note legnose fermentate, ‘Lim Ice’ dalla polpa verde, oppure la ‘Pink Delice’, Sun Rojo a polpa rosa, ‘Gold Sun’ , ‘Austral Ice’, ‘Miele’ o ‘Verde Luz di colore beige, ne fa l’ingrediente più sfiziosoper chef raffinati.
Tutte le cultivars di Finger lime hanno, comunque, in comune una peculiarità, comprovata da numerosi studi scientifici: sono naturalmente molto resistenti all’HLB (Huanglongbing),nota anche come ‘Greening’ degli agrumi, una patologia causata da un batterio, di cui esistono tre specie, che vivono nel floema delle piante infette: Candidatus Liberibacter asiaticus (il più aggressivo), africanus e americanus.

Inoltre hanno potenzialità curative proprio per le piante di agrumi affette da HLB.
Ricercatori dell’Università della California Riverside (UCR ), infatti, avrebbero identificato dei peptidi particolarmente abbondanti in alcuni agrumi selvatici poco sensibili a Candidatus liberibacter, li avrebbero irrorati nella vegetazione e inoculati nel fusto di piante infette riuscendo a contrastare efficacemente l’HLB.
Questi peptidiantimicrobici abbonderebbero, tra l’altro, nei Finger lime, e risulterebbero in grado di “uccidere” il batterio CLas (acronimo di Candidatus Liberibacter asiaticus) che causa la malattia, a distanza di pochi mesi dal trattamento fogliare e dall’inoculo. Infatti “La struttura elicoidale del peptide, a forma di cavatappi, può bucare rapidamente il batterio, facendogli perdere fluido e determinandone la morte entro mezz’ora, molto più velocemente degli antibiotici” (UCR).
Il periodo di latenza del ‘greening’ degli agrumi può variare da 15 giorni a 1-2 o più anni fino a quando la pianta manifesta i sintomi della malattia, il cui segno distintivo è la presenza di maculature clorotiche apparentementericonducibili a carenze nutrizionali; addirittura le foglie manifestano sintomi di carenza di zinco, cadono precocemente e i rametti seccano, i frutti restano piccoli, verdi all’estremità stilare, con incompleto processo di maturazione e il succo risulta amaro, la pianta va in declino e muore nell’arco di pochi anni.
Il bacino del Mediterraneo e l’Australia sono indenni dall’ HLB, ma risultano diffusi i vettori responsabili della trasmissione batterica (Tryoza erytreae) in Portogallo e nelle Canarie e la Diaphorina citri nel Mediterraneo; pertanto, secondo l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), “in caso di introduzione di partite di agrumi e\o di materiale di propagazione infetto, queste aree, compici gli scambi commerciali, sono a elevato rischio per la concomitante presenza di ospite, vettore e condizioni climatiche favorevoli”.
La legislazione fitosanitaria UE già da tempo vieta l’introduzione da Paesi terzi di piante e semi del genere Citrus, Poncirus e Fortunella ospiti del batterio e/o del vettore, come pure di rutacee ornamentali.
Pertanto gli agrumicoltori devono evitare l’acquisto di materiale vegetale importato da paesi a rischio HLB ed effettuare controlli scrupolosi, anche il prelievo delle foglie da sottoporre ad analisi molecolare per il rilevamento del DNA dei Liberibacter secondo quanto previsto dai protocolli ufficiali.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro
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