L’aria pulita è fondamentale per la salute. Rispetto alle linee guida di 15 anni fa, si hanno prove di quanto influisca negativamente anche a concentrazioni ancora più basse di inquinamento.
Eppure secondo uno studio dell’Associazione Nazionale Tutela Energie Rinnovabili persino in casa siamo esposti al 95% degli inquinanti che intossicano i nostri polmoni.
Secondo un’indagine condotta da Toluna per conto di Dyson su un migliaio di abitanti del Nord Italia, una persona su due ritiene l’aria di casa migliore di quella esterna e solo il 14%comprende gli effetti dell’inquinamento indoor sul benessere. Lo smog per strada fa paura a due persone su tre, specialmente nelle grandi città, mentre a funghi, muffe e odori non si dà peso e fumo di sigaretta e polveri sottili sono considerati un problema solo quando si sta fuori: al chiuso ci si sente al sicuro, insomma. In realtà in case, uffici e scuole si concentrano molti inquinanti e poiché passiamo la maggior parte del nostro tempo fra quattro mura dovremmo rendercene conto.

Gli effetti, poi, sulla salute causati dai fornelli sono risaputi da oltre cinquant’anni.
Secondo i dati del nuovo report di CLASP, il gruppo non profit per l’efficienza energetica, che nei mesi scorsi ha condotto uno studio in 7 Paesi Europei, tra cui l’Italia, con il supporto scientifico dell’Organizzazione per la Ricerca Scientifica Applicata dei Paesi Bassi (TNO), il 72% delle case con cucine a gas supera il valore guida giornaliero dell’OMS per il biossido di azoto; mentre in quelle che cucinano elettricamente non sono stati registrati superamenti.
La dottoressa Laura Reali, pediatra e membro della European Academy of Pediatrics ha precisato che: «Il biossido di azoto è un gas lipofilo che può penetrare attraverso le mucose e le vie respiratorie anche in profondità. Polmoni piccoli, in evoluzione e più rapidamente penetrabili, come quelli dei bambini che respirano più velocemente degli adulti, sono più direttamente esposti e sensibili. Se questo poi lo trasliamo alla situazione della mamma in attesa, la mamma che inala biossido di azoto può fare danni anche per il figlio. Naturalmente stiamo parlando di esposizioni prolungate e intensive».
Quasi tutte le case esaminate, sia con cucina a gas che elettrica, hanno superato il valore guida giornaliero dell’OMS per le polveri sottili (PM2,5). Valore che non è legato al tipo di piano cottura, quanto al cucinare in sé.

Secondo Sara Demartini, project manager di CLASP, la causa non è solo la mancanza di ventilazione, che comunque è indispensabile per disperdere i pericolosi inquinanti sopra citati.
«Nello studio in Italia abbiamo rilevato che nelle case con cucina a gas il valore limite UE di NO2 per un’ora di esposizione viene superato nel 24% dei casi, mentre i livelli esterni restano inferiori a questi valori. Il passaggio alla cottura elettrica combinato all’uso di cappe per la ventilazione, ben progettate per ridurre l’esposizione ad alti livelli di particolato derivanti dalla cottura, può portare questi valori al di sotto dei livelli raccomandati» sottolinea Piet Jacobs, ricercatore di TNO.
Tra i sintomi derivanti dall’esposizione agli inquinanti che si sprigionano durante la cottura dei cibi si includono asma, deficit di attenzione e disturbi di iperattività; mentre gli adulti sarebbe colpiti sul sistema respiratorio e nervoso.
Secondo CLASP le famiglie europee passerebbero subito dal gas agli apparecchi elettrici se conoscesse i problemi di salute legati alla cucina a gas.
Da qui l’importanza di aumentare la consapevolezza degli impatti sulla salute della cucina a gas e di stabilire un’etichetta energetica per gli apparecchi di cottura sia a gas che elettrici per confrontare l’efficienza dei piani cottura a gas ed elettrici e per evidenziare i livelli di inquinamento. «Facilitando la transizione alla cucina elettrica, possiamo aprire la strada a famiglie più sane, sicure e sostenibili» sostiene Nicole Kearney, direttore CLASP Europa.
Si stima, infatti, che l’onere delle malattie attribuibili all’inquinamento atmosferico sia alla pari con altri importanti rischi per la salute globale come le diete malsane e il fumo di tabacco. Nel 2015 l’Assemblea mondiale della sanità ha adottato una risoluzione storica sulla qualità dell’aria e l’inquinamento atmosferico come fattore di rischio per le malattie non trasmissibili, come cardiopatia ischemica, ictus, broncopneumopatia cronica ostruttiva, asma e il cancro.
Ma secondo CLASP non basta l’uso della cappa e una corretta ventilazione dell’ambiente: la soluzione migliore rimane il passaggio all’elettrico.

Per questo CLASP raccomanda l’introduzione da parte dell’UE e del governo italiano di politiche di supporto adeguate a facilitare la transizione energetica e proteggere i cittadini dall’impatto delle cucine a gas.
I piani cottura elettrici funzionano per trasmissione di calore attraverso la superficie in vetroceramica, mentre nel caso del piano a induzione si genera un campo elettromagnetico, che viene trasferito direttamente al fondo delle pentole.
In media, nel corso di un anno, il consumo si aggira intorno ai 500 kWh, ovvero circa 100 €. La gran parte degli apparecchi necessitano di almeno 7, 2-7,5 kW per 4 zone cottura. È dunque necessario richiedere al fornitore di energia l’aumento di potenza, per evitare il rischio di interruzioni nella fornitura elettrica a causa del superamento della potenza disponibile.
Con un piano a induzione, invece, tenendo conto dell’efficienza al 90%, per cucinare servirebbero 450 kWh: una spesa di 92 euro in un anno nella bolletta della famiglia tipo. Guardando solo ai consumi non c’è dunque una convenienza rispetto al metano. Il diverso modo di trasmettere calore alle pentole e ai cibi è la differenza più netta tra vetroceramica e induzione: quest’ultima, grazie alla sua tecnologia, abbatte quasi completamente la dispersione di energia, dando un rendimento pari a circa il 92%.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro
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