Una recente analisi dell’Istituto per l’ambiente di Monaco ha posto i riflettori su 14 dei marchi più famosi: Beck’s, Paulaner, Warsteiner, Krombacher, Oettinger, Bitburger, Veltins, Hasseroeder, Radeberger, Erdinger, Augustiner, Franziskaner, König Pilsener e Jever.
Nella birra da loro prodotta sono stati rilevati livelli di diserbante glifosato allarmanti che oscillano fra 0,46 e 29,74 microgrammi per litro, e nei casi più estremi anche quasi 300 volte superiori a 0,1 microgrammi (limite consentito dalla legge per l’acqua potabile). l’Unione dei birrai tedeschi ribatte che lo studio «non è credibile».
Tale dichiarazione si basa sul presupposto che non esiste un limite di glifosato consentito per la birra, nonostante trattasi di un erbicida classificato dall’organismo internazionale Iarc (International Agency for Research on Cancer) come “probabile cancerogeno per l’uomo“. Il malto d’orzo utilizzato, quindi, viene trattato con erbicidi che contengono il principio attivo noto come glifosato, prodotto di cui la Monsanto ha detenuto il brevetto esclusivo fino al 2001.
Ormai viene abbondantemente impiegato come se non creasse problemi alla salute e smerciato in ogni garden center e in tutti i negozi agricoli.
Maria Grazia Mammuccini, portavoce del Tavolo delle associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica di cui fanno parte 14 sigle (tra cui Aiab, Associazione per l’agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Slowfood, Wwf) ha denunciato che, in conseguenza del parere dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) che ha definito il glifosato un probabile cancerogeno per l’uomo, l’Olanda la Francia e il Brasile stanno mettendo al bando questo erbicida, mentre il governo italiano si è dichiarato a favore di un “uso sostenibile dei prodotti fitosanitari‘ che prevede un ampio utilizzo di questi prodotti sotto l’etichetta della sostenibilità.
L’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) denuncia la sua presenza nelle acque, ma in Italia il monitoraggio è effettuato solo in Lombardia, dove è presente nel 31,8% dei rilevamenti nelle acque superficiali.
Il mondo della ricerca scientifica auspica la riduzione dell’uso sconsiderato di questo erbicida anche se Monsanto, la multinazionale che produce il glifosato sotto il marchio commerciale di Roundup, ha definito il rapporto dello Iarc, che lavora per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), “scienza spazzatura” ed ha chiesto il ritiro del rapporto.
Si auspica che nel Piano di azione nazionale il governo italiano, sensibile alla richiesta delle associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica, preveda azioni concrete per ridurre l’utilizzo dei pesticidi, e supporti la diffusione di pratiche che non ne fanno uso come l’agricoltura biologica e biodinamica.
Articolo: Dott.ssa Agr. Brigida Spataro e Dott.ssa Stefania Mangiapane
Foto:www.agribrianza.net