L’Enciclopedia Britannica per circa 150 anni fu stampata su carta di canapa, una fibra di qualità superiore rispetto alla fibra di legno, che non ingiallisce ed è molto resistente. Ritornare a produrre carta utilizzando questa pianta eviterebbe la distruzione delle foreste.
Le multinazionali e i colossi petroliferi e chimico-farmaceutici, le industrie dell’alcol, che spendono miliardi allo scopo di mantenere legali le loro sostanze, sarebbero quelle che subirebbero maggiori perdite di profitto se la coltivazione della canapa, grande ed economica risorsa, tornasse a essere dichiarata legale e coltivabile, rimpiazzando in questo modo l’inquinante per eccellenza: il petrolio.
Il potere dell’industria petrolchimica, attraverso i mass media e la legislazione, ha cristallizzato nell’astrazione di “droga” persino la canapa europea (Cannabis sativa) assimilandola erroneamente alla canapa asiatica (C. indica) dalla quale si possono estrarre stupefacenti, ma anche farmaci come quelli coperti da brevetto del colosso Big Pharma (Brevetto N° US 6630507 B1 di cannabinoidi come antiossidanti, neuro protettivi e inibenti la sintesi di RNA e DNA nelle cellule tumorali); infatti fino ai primi anni del XX secolo l’estratto di questa pianta era un medicinale tra i più usati al mondo e in Cina la canapa, considerata una delle 5 piante dell’immortalità, è stata coltivata per uso medicinale almeno dal XXVII secolo a.C.
Una delle mille interessanti applicazioni della canapa, alternativa al petrolio, potrebbe essere la produzione di combustibili da biomasse come l’etanolo, già brevettato nel 1940 da Henry Ford per un prototipo di auto, la Hemp Body Car, costruita con il 70% di plastica di canapa biodegradabile e alimentata con etanolo di canapa, pulito ed ecosostenibile, ottenuto attraverso fermentazione e pirolisi dei semi in assenza di ossigeno.
Seppure costituisca una seria minaccia per molte imprese industriali e finanziarie, si sottolinea che, se utilizzata correttamente, la re-industrializzazione della canapa può generare milioni di nuovi posti di lavoro e creare migliaia di prodotti di qualità; inoltre potrebbe soddisfare tutte le esigenze energetiche fornite attualmente da combustibili fossili tutt’altro che ecologici.
L’industria del legno scomparirebbe istantaneamente e le foreste tornerebbero lussureggianti a ossigenare il nostro Pianeta.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro