Un primo ed evidente risultato della deflazione sul nostro Paese è la variazione congiunturale negativa del valore aggiunto in agricoltura in controtendenza rispetto a industria e servizi nei primi tre mesi del 2016 secondo l’Istat, con un conseguente crollo dei prezzi.
La Coldiretti lancia l’allarme:” -24 % per il grano duro al – 57% per i peperoni, ma si riducono le quotazioni del 34% per il latte, del 48% per i pomodori e del 54% per le arance ad aprile, su valori al di sotto dei costi di produzione che spingono all’abbandono campagne e stalle”.
Le motivazioni sono chiare: ”Anticipo dei calendari di maturazione, accavallamento dei raccolti, varietà tardive diventate precoci, con eccesso di offerta prima e crollo della disponibilità poi, sono – sottolinea la Coldiretti – solo alcuni degli effetti dell’andamento climatico anomalo sulle coltivazioni che subiscono anche la pressione delle distorsioni di filiera e dal flusso delle importazioni, determinate dagli accordi agevolati. Ma a pesare – continua la Coldiretti – sono anche gli effetti dell’embargo russo che ha azzerato completamente le esportazioni di ortofrutta, formaggi, carni e salumi Made in Italy, ma ha anche provocato una devastante turbativa sui mercati agricoli europei che ha messo in crisi decine di migliaia di aziende agricole. Oggi gli agricoltori – conclude la Coldiretti – devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè, quindici chili di grano per comprarsene uno di pane e dieci chili di pomodori ciliegini per comprarsi un pacchetto di sigarette”.
Dott.ssa Stefania Mangiapane