Secondo una ricerca condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, coordinata da Ivana Paris, emerge che le campagne di crowdfunding nel nostro Paese sono più che raddoppiate rispetto al 2014, raggiungendo quota 100mila, ma meno di una su tre viene alla fine finanziata.
Il valore complessivo dei progetti incentivati è pari a 56,8 milioni di euro, con un positivo incremento dell’85% rispetto al 2014.
I finanziatori risultano essere 857mila, di cui il 30% hanno appoggiato più di un progetto.
Dai suddetti dati emerge un’attenzione sempre più spiccata verso questo tipo di investimento, ma la possibilità di finanziamento completo di una start-up dipende da una adeguata capacità progettuale.
Il dato più interessante riguarda l’aspetto occupazionale. Secondo l’indagine svolta risultano impiegati circa 249 persone nelle piattaforme di crowdfundig italiane. Molte di queste si rivolgono a privati, circa l’82%, ma anche ad associazioni e ad aziende (67%).
Trattasi prevalentemente di campagne creative e culturali, seguite da quelle sociali e solo per il residuo 20%, da quelle imprenditoriali.
Milano detiene il primato con ben 16 piattaforme di crowdfunding attive nel suo territorio.
Ecco che mentre al Nord tale metodo è ormai consolidato, nel resto del Paese il crowdfunding risulta ancora poco radicato culturalmente come alternativa di finanziamento.
Tra le piattaforme attive in Italia il 45% è basato su:
- ricompense;
- donazioni;
- piattaforme equity;
- piattaforme che si fondano sul debito.
Anche nel settore agricolo la crescita occupazionale e reddituale aumenta in relazione alla rivoluzione delle campagne ed alle prospettive di lavoro collegate: dalla moda al beauty, passando per le fattorie didattiche fino agli agrichef.
Dal Dossier presentato dalla Coldiretti a L’Aquila collegato alla legge di orientamento (L.228 del 18 maggio 2001) approvata esattamente 15 anni fa, emerge una crescita del + 48% in tre anni con un aumento pari a 113mila delle aziende “multifunzionali”, cioè che svolgono attività connesse all’agricoltura.
Le aziende agricole aggiungono servizi, come la produzione di energie rinnovabili (+603 %) o trasformano direttamente i loro prodotti (+97,8%), ma si rilevano anche attività sociali connesse come gli agriasilo o la pet-therapy.
La diffusione di questa cultura dipende anche da un intervento normativo volto a regolarizzare il crowdfunding e tutte le altre realtà della sharing economy, dallo smart working al coworking.
Bisogna collegare le prospettive di crescita delle start-up nel settore agricolo alle iniziative di crowdfunding, slegandole dai convenzionali metodi di finanziamento, al fine non solo di aprirsi a nuove realtà più dinamiche ma anche meno rischiose.
Dott.ssa Stefania Mangiapane
Foto: http://www.abruzzoservito.it/category/rubriche/agri-cultura/