Mieli di Ape nera sicula: proprietà nutriceutiche, antiossidanti e antifungine

Il nettare prodotto dalle Api nere sicule (Apis mellifera sicula) possiede antiossidanti in quantità dieci volte superiori rispetto a qualsiasi altro miele, ma anche tredici sostanze antibatteriche e quattro antifungine.

Ciò emerge dallo studio “Potenziale nutraceutico di mieli monofloreali prodotti dalle api nere siciliane”, scritto dai ricercatori Tenore G.C. e colleghi
del Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossicologia dell’Università Federico II di Napoli e il Dipartimento di Farmaceutica e scienze Biomediche dell’Università di Salerno e pubblicata anche dalla rivista inglese «Food and Chemical Toxicology Journal, nel quale si afferma che: «I risultati ottenuti sulla composizione polifenolica dei mieli di arancio e limone indicano un quantitativo maggiore rispetto a quello riscontrato negli altri mieli della stessa tipologia, ma prodotti da sottospecie diversa in Sicilia e in altre regioni d’Italia o all’estero, che condividono le stesse condizioni climatiche. E addirittura 10 volte maggiore rispetto ai mieli prodotti in altre aree dell’Isola stessa».

Nell’articolo vengono descritti i risultati di analisi effettuate al fine di definire le proprietà antiossidanti e antimicrobiche di alcuni campioni di miele della stagione 2011 dei mieli di ape nera sicula prodotti nell’Azienda apistica di Carlo Amodeo.

Le proprietà antiossidanti, identificate come contenuto in polifenoli (fenoli e flavonoidi) e come attività antiossidante (Test DPPH scavenging e FRAP), rispecchiano quanto rilevato in altri studi sul miele. Per esempio l’attività antimicrobica dei mieli di nespolo e mandorlo risultava 2-3 volte più elevata rispetto agli altri mieli.

Si afferma anche che “ i valori di polifenoli dei mieli di arancio e limone sono generalmente più alti di quelli riportati altrove per le stesse varietà di miele prodotte da altre sottospecie di api in Sicilia (Pichichero et al. 2009), in altre regioni italiane ( Truchado et al, 2009) e nel mondo ( Escriche et al., 2011, Isla et al., 2011)”.

Inoltre, nei mieli prodotti da ape nera sicula si è riscontrata la presenza, oltre a polifenoli che conferiscono una notevole attività antibatterica, anche proprietà antifungine certamente rare.

In particolare, si rileva che il consumo di 20 grammi al giorno di miele di agrumi, nespolo e mandorlo, fornirebbe all’organismo una quantità di myricetine, polifenolo correlato con il minor rischio di cancro alla prostata, di 2, 6 e 12 volte la dose correlata con il minor rischio (Knekt et al., 2002).

L’ape nera sicula ha popolato per millenni la Sicilia e poi è stata abbandonata negli anni ’70, rischiando l’estinzione. Ma quando nasce la consapevolezza di reintrodurre questo tipo di allevamento? Lo abbiamo chiesto a Carlo Amodeo, tutt’ora l’unico possessore di api sicule in purezza.

Ero iscritto alla facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Palermo ed il Professore Genduso stava lavorando per mettere a punto una ricerca genetica per identificare l’ape nera, ma non riusciva a trovarla.

Negli anni ’70 e ’80 a seguito dei massicci finanziamenti alle cooperative apistiche, si sono acquistati molti sciami del Nord Italia creando le condizioni per una ibridazione massiva con le specie locali, rendendole più aggressive e diffondendo alcune malattie che fino ad allora non erano presenti.

Nel 1987 vicino il Giardino della Baronessa di Carini trovai in una cassa aperta tre famiglie di Ape nera sicula di 40-50 mila unità, sopravvissute a 10 anni di abbandono totale.

Fu “amore a prima vista”, una vera e propria folgorazione. Erano docili e sane ed al contrario delle altri api erano resistenti alla Varroa destructor.

Le portai al Professore Genduso, il quale mi confermò la loro purezza e decidemmo di isolarle in una zona che non consentisse l’accoppiamento con altre api. Ustica sembrò perfetta per lo scopo.

Dopo qualche anno iniziai a collaborare con l’Istituto di Biologia Cellulare dell’Università degli Studi di Palermo e l’Istituto Nazionale di Bologna per approfondire l’esame genetico. Ed in particolare l’esame elettroforetico, biometrico e mitocondriale nonché microsatellitare dell’Ape nera.

L’isolamento delle api nelle isole comportò una consanguineità con conseguente indebolimento genetico degli sciami. Per tale motivo ho introdotto sciami selvatici delle zone di Alicudi, Filicudi e Vulcano”.

E’ molto docile, tanto che non servono maschere nelle operazioni di smielatura. Quanto miele riesce a produrre e a che temperatura?

Grazie al clima mite, in Sicilia si produce molto più miele. Basti pensare che grazie alla fioritura invernale di Carrubo (novembre), Nespolo (novembre e dicembre) e Mandorlo (febbraio-marzo) non smette di produrre neppure nei mesi invernali.

La grande biodiversità della flora siciliana permette la bottinatura e conseguente produzione di più di venti tipi di miele monoflora.

Ogni miele ha la sua anima. Non viene manipolato. L’estrazione è manuale e a freddo, solo dopo quindici giorni di maturazione nel maturatore viene invasettato e posto in frigo a 5° per bloccare l’invecchiamento.

Il miele prodotto dall’Ape nera contiene 1150 milligrammi di antiossidanti, a paragone del frutto più ricco, il melograno, che ne contiene 120 per 100 grammi.

Oggi noi vendiamo non solo in tutto il territorio nazionale ed europeo, ma anche in America, Cina e Giappone”.

Dal punto di vista organolettico presenta delle caratteristiche specifiche che differenziano questo miele da quello prodotto con le api di altre razze?

 

Adesso siamo consociazione “QS” Qualità Sicura e garantiamo un prodotto completamente privo di residui e ricchissimo di antiossidanti. I numerosi tipi di miele hanno delle proprietà nutriceutiche e medicamentose tipiche di ogni essenza floreale bottinata.

Si pensa di rifornire anche farmacie e parafarmacie di questi prodotti, stante le comprovate proprietà antitumorali, disintossicanti epatiche e cicatrizzanti”.

 

Cosa ha segnato la diffusione di questo ceppo apistico?

Nel 2008 Slow Food ha segnalato il rischio estinzione dell’Ape nera. Grazie al supporto e all’azione di marketing esercitata da questa organizzazione siamo riusciti a compattarci come Associazione, puntando sulla qualità e dando visibilità al prodotto a livello internazionale.

Infatti è nata l’Associazione che ha coinvolto 182 apicoltori associati con i quali è stato realizzato il più grande Progetto in Europa per la salvaguardia della specie nel territorio di origine, reso possibile grazie alla collaborazione con Cra-Api di Bologna, l’ente coordinatore del progetto di conservazione, SOAT di Collesano, nonché l’Università degli Studi di Catania e di Palermo.

Sono stati coinvolti gli apicoltori più sensibili e capaci per l’insediamento di nuove isole via via che si trovavano ceppi in purezza. Ed in particolare nei territori di Alicudi, Ustica, Filicudi, Vulcano, Linosa e Stromboli. Ora siamo in procinto di insediarle nelle isole di Lampedusa e Marettimo.

L’obiettivo è quello di uscire dal “collo di bottiglia” di poche linee genetiche per mancanza di varianza.

Ho trovato due ceppi nel centro storico di Palermo, in una zona abbandonata e lontano da giardini. Tuttavia, nonostante la poca vegetazione urbana esistente sono riuscite a sopravvivere e svilupparsi in purezza perché sono molto rustiche e resistenti, a differenza di tutte le altre sottospecie europee, selezionate per sciamare di meno e produrre di più a costo di comprometterne la loro sopravvivenza.

L’Ape nera ha origini antichissime. E’ sopravvissuta alle glaciazioni, all’inquinamento prodotto dall’uomo ed alla globalizzazione. Quest’ultima ha portato alla diffusione di nuovi vettori patogeni come la Varroa destructor, la Vespa orientalis, la V. velutina, la Aethina tumida, contro le quali l’Ape nera sicula risulta più resistente.

Questo insetto deve vivere in un ambiente sano senza essere “violentata” e stressata, perché ciò incide non solo sulla sua salute ma anche sulla produttività. Si auspica che l’Ape nera sicula venga identificata come razza protetta a rischio estinzione”.

Dott.ssa Stefania Mangiapane

Foto: Lidia Santomauro

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