Nel nostro Paese chi ha compiti di responsabilità in campo culturale, come i dirigenti ministeriali, i docenti universitari, i direttori dei musei dedicano la maggior parte del loro tempo a protestare per il fatto di avere pochi mezzi a disposizione e così non fanno nemmeno quel poco che potrebbero.
Ecco che il rifiuto da parte della Regione Siciliana dell’offerta da parte delle Cantine Settesoli volta sponsorizzare il Parco archeologico di Selinunte per “mancanza di un regolamento regionale sulle sponsorizzazioni” è sentore di una mancanza di conoscenza della normativa regionale.
Ciò in quanto la Sicilia ha leggi d’avanguardia sui beni culturali che andrebbero semplicemente applicate, rivendicando e difendendo una specificità e un “modello” nella custodia e nella valorizzazione del Patrimonio culturale e paesaggistico.
In particolare con il sistema dei Parchi archeologici dotati di piena Autonomia finanziaria e gestionale previsti dalla legge 20 del 2000 la Regione possiede già lo strumento idoneo affinchè venga tutelato il paesaggio come bene culturale, con una visione e strumenti in grado di governare in modo illuminato e adeguato il patrimonio siciliano.
Sul punto abbiamo chiesto alla Dott.ssa Roberta Urso, Pr Manager di Cantine Settesoli, di spiegarci il Progetto.
“La nostra e’ una azienda vitivinicola cooperativa, siamo 2000 soci viticoltori che coltivano con passione un vigneto di 6000 ha a Menfi, in Sicilia. La nostra idea di sostenere Selinunte è nata oltre un anno fa, perché il parco, che si trova a pochi Km dalla nostra cantina, rappresenta un patrimonio artistico di inestimabile valore che oggi versa in condizioni di incuria.
La nostra iniziativa è concepita per dare sostegno al territorio e consiste nella sponsorizzazione integrata con il fund raising, prevedendo una donazione iniziale da parte nostra ed una raccolta fondi da destinare ad interventi di manutenzione e/o restauro e/o valorizzazione su beni del Parco. Noi non siamo esperti di gestione dei beni culturali e possiamo semplicemente spiegare le difficoltà che abbiamo incontrato in tutta questa vicenda.
A seguito della grande risonanza ottenuta dal dossier reso pubblico il 19 novembre che denunciava come la burocrazia della Regione avesse bloccato il progetto, proprio oggi abbiamo deciso di diramare un nuovo comunicato stampa, nel quale evidenziamo che è nostro dovere di azienda che lavora per lo sviluppo agricolo e turistico del territorio rendere pubblica questa storia di inefficienza, e di avere deciso di lanciare questo allarme per segnalare l’esistenza di inutili cavilli burocratici.
Vogliamo ringraziare stampa ed opinione pubblica per il supporto ricevuto e ci auguriamo che la nostra denuncia dia forza a quella parte di Sicilia – inclusi i dipendenti della Regione che operano con professionalità – che vuole portare la regione su una nuova strada di progresso ed efficienza. Il nostro intento è di lavorare con tutti i siciliani che aspirano a un futuro migliore, ed in particolare coi giovani, che sono aperti al mondo ed alle sfide competitive, sperando che questa denuncia spinga la Regione a intraprendere comportamenti virtuosi e a snellire le procedure obsolete.Ora aspettiamo con fiducia rapidi e positivi sviluppi circa il nostro progetto e siamo pronti a incontrare l’Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana per poter realizzare l’attività”.
Siamo di fronte ad una paralisi della nostra principale ricchezza economica, identitaria e valoriale che sono le bellezze d’Italia. Il patrimonio storico-artistico è così capillare e disseminato in ogni provincia che potrebbe divenire il volano finanziario più connaturante la nostra fortuna italiana.
Non ci resta che essere fiduciosi che la Regione Siciliana applichi le leggi già esistenti e colga questa opportunità.
Dott.ssa Stefania Mangiapane