L’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione che non fa uso di antiparassitari e concimi di sintesi e promuove l’incremento varietale tradizionale, non uniformandosi, con particolari caratteristiche organolettiche o qualitative, alla standardizzazione delle solite cultivar commercializzate della grande distribuzione, e che, peraltro, non riescono ad adattarsi alle condizioni pedo-climatiche locali e hanno bisogno di grandi quantità di pesticidi e fertilizzanti.
L’agricoltura biologica, biodinamica e tradizionale, produce varietà che sono tipiche del territorio e rispondono alle esigenze dei consumatori locali.
Secondo i dati dell’Istituto di Ricerca sull’Agricoltura Biologica (FIBL) e della Federazione Internazionale per l’Agricoltura biologica (IFOAM), l’agricoltura biologica ed il consumo di tali prodotti sono in continua espansione, imponendosi anche come filosofia e stile di vita orientato a principi sociali e ambientali come equità, commercio solidale e sviluppo rurale: la superficie attualmente destinata all’agricoltura biologica nel mondo è di circa 44 milioni di ettari, con una crescita del 15% negli ultimi quattro anni; le aree con le maggiori superfici coltivate secondo il disciplinare biologico presenti in Europa sono circa 12 milioni di ettari, pari al 28% della superficie biologica mondiale, mentre le aree biologiche totalizzano 10 milioni di ettari e il numero dei produttori è pari 300 mila.
Nel mondo sono 82 i Paesi che dispongono di un regolamento di produzione e commercio del biologico.
In Italia, secondo le statistiche SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica presso il MIPAAF), si rileva un incremento della produzione biologica, con una superficie di 1,4 milioni di ettari, con 48 mila produttori e oltre 52 mila operatori, per un fatturato di 3,8 miliardi di euro. Il 60% dei consumatori italiani acquista bio.
Infatti è ai primi posti nella UE per la produzione agricola biologica e si colloca al secondo posto dopo la Spagna, per estensione delle aree biologiche.
L’ISPRA ha condotto un’indagine dimostrando che l’agricoltura biologica, al contrario di quella intensiva convenzionale che fa uso di fertilizzanti, pesticidi e erbicidi di sintesi, incrementa la di biodiversità, rispetta la qualità delle acque e del suolo, ripristina l’ecosistema e la diversità genetica e di specie delle piante coltivate e degli animali allevati.
E’ stato accertato che i coltivatori sostenitori del metodo intensivo convenzionale, co-responsabili della contaminazione del territorio, delle acque e dell’aria, già registrano un calo della produzione del 30% a livello globale e le produzioni geneticamente modificate hanno, di fatto, stimolato lo sviluppo di super-erbe infestanti e parassiti resistenti ai pesticidi che hanno pesantemente utilizzato.
Al contrario, le aziende che utilizzano la metodologia biologica, biodinamica e tradizionale hanno mantenuto la produzione costante, assicurando prodotti salutari anche perché cercano di sviluppare varietà che diano risposte alle esigenze del luogo e che si adattino alle condizioni specifiche per produrre in maniera sostenibile.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro