La papaya, Carica papaya, L., è una pianta della famiglia delle Caricacee originaria del Brasile e delle Isole Hawaii, oggi diffusa i in tutte le regioni tropicali e subtropicali; nel Mediterraneo viene coltivata solo in Sicilia.
Proprietà
Il frutto acerbo della Papaya contiene molti più enzimi papaina, chimopapaina e papaialisozima rispetto al frutto maturo.
Le vitamine, i minerali e gli oligoelementi di cui la Papaya è ricca, svolgono la funzione di “coenzimi”.
I frutti di papaya sono ricchi di flavonoidi, vitamina C, oligoelementi con azione “coenzimatica” (magnesio, potassio, selenio, ferro, calcio in forma naturale biologica assimilabile), tiamina e papaina, principio ad attività proteolitica utile nei problemi digestivi e dell’apparato gastrico.
Contiene licopene e beta-criptoxantina, che l’organismo converte in Vitamina A, in quantità decisamente superiori a pompelmi, avocado, arance, limoni e carote.
Gli aborigeni australiani conoscevano da secoli le potenzialità nutritive della papaya che era alla base della loro alimentazione.
Mentre in Giappone è famosa per la prevenzione delle patologie epatiche e come vermifugo.
L’azione sinergica di tutte le componenti della papaya, secondo gli esperti del BS, Agriculture and Agribusiness Department dell’Università di Karachi, in Pakistan, riesce a prevenire e curare il diabete, il cancro, l’ipertensione, i problemi di circolazione, riduce il rischio di problemi oculari e la miopia, migliora la fertilità maschile e femminile.
I semi di papaya contengono flavonoidi e polifenoli che proteggono dalle infezioni batteriche, infatti i ricercatori dell’università su menzionata, Mariam Naseem e Muhammad Kamran Nasir, riportano come in Nigeria sia stato così possibile liberare il 76,7 per cento dei bambini da vermi e batteri nocivi intestinali.
Mariam Naseem ha scoperto, inoltre, che sempre i semi di papaya contengono anche una speciale molecola che riduce la formazione dei tumori.
Infine, le sostanze contenute nella papaya, spiegano questi ricercatori al Pakistan Daily Times, prevengono le disfunzioni renali e possono liberare l’intestino dai germi.
Caratteri botanici
La specie è dioica, ma attraverso ibridazione sono state selezionate cultivar ermafrodite.
Ha tronco in genere monocaule di consistenza suberacea, poco lignificato anche a maturità, alto 5–10 m. e presenta linfa lattiginosa tossica e irritante per l’uomo.
Le foglie, all’apice del tronco, sono palmato-lobate, del diametro di 50–70 cm.
Fiorisce ininterrottamente portando, all’ascella delle foglie, contemporaneamente fiori e frutti.
Il dimorfismo dei fiori è molto marcato presentando fiori femminili gialli, solitari o in piccoli gruppi, e fiori maschili dalla corolla monopetala giallo chiara portati su lunghi racemi.
Per riprodursi la pianta ha bisogno che gli insetti la aiutino a mettere in contatto i fiori dei due sessi, per cui sarà bene evitare l’uso di qualunque pesticida che non è mai selettivo e uccide indiscriminatamente tutti i preziosi insetti pronubi.
Il frutto è una bacca arancio-rosata che racchiude piccoli semi neri, ricoperti da una pellicola mucillaginosa.
Da novembre a giugno, contemporaneamente alla maturazione dei frutti , che diventano arancio-rosati e morbidi al tatto, si assiste all’abscissione delle foglie così che le bacche risultano ben esposte alla luce solare. Ciascuno riesce a raggiungere il peso di 7 kg, seppure vengano commercializzati del peso di 500 o 600 g.
Le rese possono toccare punte di 150 q.li/ha.
Delle 50 varietà conosciute, le più diffuse sono “Solo”, “Kapoho Solo” e “Sunrise”.
Tecniche colturali
Questa pianta è diffusa nelle zone tropicali e, pertanto, occorre assicurarle un’esposizione soleggiata al riparo dai venti, su terreni sciolti e ricchi di sostanza organica, rigorosamente privi di ristagno idrico.
Teme gli inverni rigidi e già sotto zero gradi può marcire, quindi occorre preventivare adeguate protezioni in serra.
Propagazione
I semi vanno prima immersi in acqua tiepida per 24 ore, poi sciacquati sotto acqua corrente, poi interrati e dopo due o tre mesi le piantine possono essere trapiantate.
In genere si semina in piena terra da maggio a giugno a una distanza di 3×3 m in quadro; ma si possono anche allevare gli innumerevoli germogli basali.
Il trapianto può essere effettuato da metà luglio ad agosto.
La papaya si alleva in forma libera e non va potata.
Patologie
Se coltivata nelle condizioni pedoclimatiche di cui necessita, non è soggetta ad alcuna malattia.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro
Foto:www.institutefornaturalhealing.com