Bio cinese: l’Italia spende 500 milioni l’anno per importarlo. Allarme per i consumatori

Secondo l’Istituto Nazionale di Economia Agraria, i cibi che importiamo, con un esborso di circa 500 milioni di euro all’anno, sono soprattutto mele, thè, pomodoro, aglio, legumi secchi, funghi, ortaggi, riso, pesce surgelato, persino derivati della soia, come la lecitina di soia che, tra gli effetti indesiderati, può indurre aumento incontrollato di peso corporeo, spossatezza e ciclo mestruale irregolare.

Esaminando l’etichetta si può notare che alcuni prodotti etichettati come biologici non sono italiani né europei, ma di provenienza NON-UE, ovvero provenienti da paesi che non fanno parte dell’Unione Europea; neppure viene indicato il paese produttore.

Altri alimenti invece riportano la Provenienza Cinese.

Eppure molti di questi alimenti, come i fagioli Borlotti e Cannellini, fanno parte della tradizione gastronomica italiana. Queste, come tutte le leguminose, per esempio, in quanto coltivazioni “miglioratrici” del terreno, possono rientrare nei sistemi di incentivazione della PAC, nel quadro dei normali avvicendamenti colturali previsti in agricoltura biologica.

Ciò porta a concludere che in Italia ci potrebbero essere buone possibilità di incrementare la produzione dei cibi che invece importiamo, vista la varietà pedoclimatica di ambienti presenti, la posizione centro-mediterranea, la presenza di grandi e piccole isole e la storia dell’uso del territorio che assecondano la coltivazione della maggior parte degli alimenti.

Dott.ssa Agr. Brigida Spataro

Foto: http://www.effervescienza.com/wp-content/uploads/2013/11/Borlotti-b.jpg

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