Zanzare geneticamente modificate: ecco la tecnica di Oxitec per introdurre insetti biotech nell’ambiente. Tutti i rischi

 

Un’organizzazione biotech brasiliana ha già introdotto in Brasile e nelle Isole Cayman zanzare geneticamente modificate programmate perché muoiano allo stadio larvale, ed ha chiesto alle autorità panamensi, indiane, statunitensi, inglesi ed europee di poterle propagare per un “contenimento biologico” tutto da verificare, bypassando l’obbligo di valutazione del rischio. Di certo queste larve entrerebbero nella catena alimentare depositandosi sui frutti, sugli ortaggi e nel suolo oltre all’ovvio impatto sull’equilibrio del ciclo naturale visto che le zanzare, comunque, sono il nutrimento di libellule, pipistrelli, uccelli, rane.

In Spagna l’istanza avanzata per effettuare una sperimentazione con mosche dell’olivo geneticamente modificate ha suscitato apprensione e la Firab (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica) ha subito obiettato che “Si tratta di un serio rischio per l’ambiente e di una tecnologia non testata e validata, rischio aggravato dal fatto che i ceppi di insetti ingegnerizzati sono esotici e non attinenti agli ambienti in cui verranno lanciati. Il ceppo di mosca dell’olivo utilizzato da Oxitec non è nativo della Spagna, ma ingegnerizzato a partire da un ceppo greco incrociato con ceppi israeliani. C’è quindi il timore di introdurre individui portanti diversi livelli di resistenza ai pesticidi. Il rilascio in ambiente di ceppi di parassiti entomologici non-nativi è di norma vietato nel quadro delle disposizioni europee in quanto alcune caratteristiche indesiderate potenzialmente presenti nel ceppo di nuova introduzione, come la resistenza ai pesticidi, possono diffondersi nella popolazione selvatica. Altre preoccupazioni sono relative al gran numero di larve ogm morte e vive rinvenibili nel frutto avviato al consumo e all’impatto di insetti geneticamente modificati sugli ecosistemi”.

A riprova della pericolosità di tali sperimentazioni si sottolinea che non ci sono studi sulla contaminazione che gli insetti ogm possono scatenare nell’ambiente ibridandosi con insetti “autoctoni” o quale reazione potrebbe provocare la loro puntura all’organismo umano.

In particolare, per quanto attiene la mosca dell’olivo (Dacus Oleae), un dittero che depone le uova nelle olive e le rende immangiabili, è bene ricordare che accreditate ricerche hanno permesso di verificare che la presenza di specie vegetali, tra cui anche querce (Quercus robur e Q. suber) negli oliveti favorisce lo sviluppo di popolazioni di insetti ausiliari utili che contrastano la diffusione della mosca dell’olivo. Infatti la distribuzione di questo parassita sulla stessa coltivazione risulta sempre molto disomogenea e l’origine di questo fenomeno è senz’altro attribuibile alla presenza di vegetazione che attira insetti e altri invertebrati dalla medesima azione bloccante contro la mosca.

La biodiversità e il rispetto degli equilibri naturali sono garanzia di processi evolutivi sani e il contenimento di attacchi parassitari alle coltivazioni con metodi naturali risulta più efficace ed economico.

Dott.ssa Agr. Brigida Spataro

 

FOTO: http://cdn3.www.greenstyle.it/wp-content/uploads/2016/07/zanzara_giardino.jpg

 

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