Il castagno (Castanea sativa), fagacea di grande mole e longeva, è molto esigente nei riguardi della natura fisico-chimica del suolo, prospera soltanto in terreni a reazione acida provenienti da graniti, scisti cristallini e gneis e si ammala facilmente in terreni calcarei e dolomitici, soprattutto se gli apporti idrici sono insufficienti.
Nelle cultivar pregiate i singoli fiori inseriti sugli amenti sono sterili per aborto dell’androceo; di conseguenza le piante di queste cv sono femminili e per essere fecondate si avvalgono dell’abbondante polline fornito dalle specie di castagno selvatiche: trasportato dal vento negli stigmi aghiformi, permette l’allegagione dei frutti.
Le cv “Tamba” e “Shiba” della specie asiatica Castanea crenata, la C. mollissima, la C. davidii e la C. seguinii importate dall’Estremo Oriente, vengono usate come portinnesti della C. sativa per indurre resistenza al mal dell’inchiostro (Phytophthora cambivora) e al cancro (Endothia parasitica).
Dopo la raccolta le castagne vengono diversamente conservate e trattate a seconda che siano destinate al consumo diretto o all’essiccazione o ad altri impieghi.
Il prodotto destinato all’esportazione deve rispondere a requisiti qualitativi più restrittivi ed essere sottoposto a speciali trattamenti per uccidere le larve di Carpocapsa splendana e di Curculio elephas che può ospitare.
Anche le castagne offerte a costi elevati dalla grande distribuzione sono state spruzzate con prodotti chimici anti vermifughi; per cui si consiglia di acquistarle biologiche da venditori locali di fiducia oppure raccoglierle personalmente nei boschi.
Per eliminare le castagne attaccate dagli insetti Curculio elephas e Carpocapsa splendana, le cui larve si accrescono nel frutto, si può tornare alla cura in acqua fredda immergendo i frutti appena raccolti in vasche colme d’acqua per 5-7 giorni cambiandola quotidianamente ed eliminando quelle che galleggiano per poi distenderle ad asciugare. Così si conserveranno per mesi diventando più secche e gustose.
Prima di cuocerle occorre praticare due incisioni profonde per castagna così da evitare che esplodano durante la cottura.
Le cv sono numerose distinte in base all’epoca di maturazione, dell’attitudine del frutto alla produzione di castagne secche, adatte per farina oppure per il consumo diretto; tra queste ultime le più richieste, i “Marroni”, presentano diversi tipi a seconda delle regioni: “Marrone fiorentino”, “Marrone di Spoleto”, “Marrone dell’Avellinese” e tanti altri.
A causa delle condizioni climatiche anomale e delle infestazioni dell’imenottero cinipide galligeno del castagno “mosca cinese” (Dryocosmus kuriphilus), la produzione italiana al momento risulta inferiore dell’80% con conseguente aumento delle importazioni dall’Albania, dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Grecia e dalla Turchia.
Riferisce Coldiretti che ”L’attività di lotta al cinipide attraverso i lanci del suo nemico naturale, il parassitoide Torymus sinensis, ha dato risultati positivi nei castagneti delle regioni del nord, dove il cinipide è presente da anni e più precocemente è partita la lotta, mentre al centro ed al sud il cinipide è comparso successivamente e l’azione di contrasto al parassita è ancora in pieno svolgimento”.
Giampaolo Rubinaccio, coordinatore area frutta in guscio di “Ortofrutta Italia” conferma che “In Campania, Calabria e Sicilia i lanci di Torymus sinensis, antagonista del Cinipide che nel Nord Italia ha dato risultati apprezzabili, non sono serviti a contrastare l’insetto; a ciò si aggiunge il meteo avverso che ha compromesso il normale ciclo biologico delle castagne soprattutto in Campania, da cui proviene il 40-45% della produzione nazionale, con un potenziale di 30 mila tonnellate. Risultato: il raccolto attesto in questa regione sarà ai minimi termini, con un netto calo rispetto allo scorso anno che era stato all’insegna della ripresa”.
Il Lazio, seconda regione più vocata, registra una minore perdita produttiva (- 40%).
A questo punto è strategico intervenire tempestivamente con i finanziamenti del PSR 2014-20 per evitare che in assenza di produzione le terre vengano lasciate in stato di abbandono col rischio di comprometterebbe anche l’assetto idrogeologico.
In particolare si dovrebbe potenziare la Misura 5 del PSR per il ripristino del potenziale agricolo danneggiato da calamità naturali e la Misura 4per incrementare interventi agronomici mirati, oltre a servizi gratuiti di consulenza attivati con le Misure 1 e 2.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro