Se al mattino appena svegli non si avverte la gioia di un nuovo giorno è chiaro che sta emergendo il disagio di un percorso di vita scelto quasi certamente per compiacere le aspettative di chi ci circonda, ma che non è in sintonia con i reali desideri e ideali. La propensione, indotta dai media, al consumo di beni non necessari non può compensare il vuoto dell’anima, genera, piuttosto, irrequietudine, spreco di energie e risorse naturali, inquinamento.
Abbiamo assunto, dalla rivoluzione industriale di 200 anni fa, un stile di vita ambientale incompatibile con il naturale processo evolutivo, cosicché il genoma (cioè i geni che tramandano le informazioni per la creazione del nostro corpo e delle connessioni cerebrali) non è preparato a questo stile di vita alienante, aggravato dalla mancanza di connessioni sociali autentiche, dipendente dai fast-food, asservito al “lavoro” per conquistare importanti consumi futili, ma che sottrae tutto il tempo per vivere.
Questo mancato adattamento genetico potrebbe essere la chiave di lettura dei maggiori disagi psicologici e psicosomatici che nelle ultime generazioni hanno dato origine anche a malattie metaboliche e degenerative, assenti nelle popolazioni che vivono in armonia con la natura.
Per esempio, non siamo “progettati” per una vita sedentaria davanti a un computer; tuttavia correre su un tapis roulant, al fine di mantenerci in esercizio, è sterile e alienante perché non adempie all’utilità dell’azione che porta a procurarci il necessario per vivere ed essere utili al nostro concreto sostentamento.
L’alternativa salvifica potrebbe essere quella di vivere e lavorare più tempo possibile a contatto con la natura e secondo i principi della sobrietà, che, come afferma Mujica José Alberto Mujica Cordano (ex presidente dello Stato uruguaiano che rinunciò al 90% del suo stipendio e preferì continuare a risiedere nella piccola fattoria dove coltiva fiori piuttosto che nel palazzo presidenziale) “è un concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi.L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui che però ti tolgono il tempo per vivere… Lo spreco è [invece] funzionale all’accumulazione capitalista [che implica] che si compri di continuo [magari indebitandosi] sino alla morte.”
Sottolinea che “Non veniamo al mondo per lavorare o per accumulare ricchezza, ma per vivere. E di vita ne abbiamo solo una. In prigione ho pensato che le cose hanno un inizio e una fine. Ció che ha un inizio e una fine è semplicemente la vita. Il resto è solo di passaggio. La vita è questo, un minuto e se ne va. Abbiamo a disposizione l’eternità per non essere e solo un minuto per essere. Per questo, ciò che più mi offende oggi è la poca importanza che diamo al fatto di essere vivi.
Io lotto contro l’idea che la felicità stia nella capacità di comprare cose nuove. Non siamo venuti al mondo solo per lavorare e per comprare; siamo nati per vivere. La vita è un miracolo; la vita è un regalo. E ne abbiamo solo una.”
In un’intervista ha raccontato: “Ho conosciuto dei multimilionari, anche molto anziani. E a molti ho chiesto per quale ragione continuassero a accumulare denaro se tanto poi alla fine avrebbero dovuto lasciarlo qua. La risposta è sempre stata che non potevano farne a meno, come una malattia”.
Questo Natale rivoluzioniamo le solite incombenze familiari e apriamoci a nuovi stili di vita più consoni alla nostra natura più intima. Impariamo a essere felici.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro