La diffusione della ginestra potrebbe in parte ovviare ai problemi italiani, almeno a livello di assorbimento gas di serra secondo il protocollo di Kyoto; infatti possiede caratteristiche fotosintetiche che la pongono al massimo livello, dal punto di vista di assorbimento CO2. Essa, infatti, permette grandi assorbimenti di CO2 con produzione di notevoli quantità di materia prima ad alta valenza energetica per il filone biomassa per energia (10 – 15 ton\ha di materia secca per anno) o fibra per industria.
La coltivazione estensiva può, quindi, essere un intervento a basso costo e ad alto rendimento anche contro i pericoli di desertificazione oltre a ridurre pericoli di incendio, in quanto, con la conduzione a “corta rotazione” con taglio periodico annuale o biennale, sono presenti nei campi solo ceppaie o piante giovani poco aggredibili dal fuoco. In ogni caso i danni da incendio su ginestreti sono sempre limitati; infatti un ginestreto ricresce spontaneamente dopo pochi mesi dall’incendio.
I terreni argillosi sono molto problematici da coltivare; in tali condizioni pedologiche, nelle zone temperate con inverno mite ed umido è preferibile diffondere le specie sclerofille del climax della macchia-foresta a carrubo o ad olivo selvatico e lentisco (Pistacia lentiscus, Laurus nobilis, Ceratonia siliqua, Olea europea, Rhamnus alaternus, Arbutus unedo, Sorbus aria, che producono bacche appetibili e colorate per i volatili) e la ginestra Spartium junceum, specie pioniera che, grazie all’azione regimante del suo sviluppato apparato radicale fascicolato in simbiosi con i batteri del genere Rhizobium che fissano l’azoto atmosferico nel terreno e lo arricchiscono di azoto, può ridurre i tempi di corrivazione delle acque piovane e, quindi, il grado di erosione dei pendii; inoltre produce un miglioramento microbiologico (effetto rizobio) e chimico (fissazione dell’azoto atmosferico) del suolo rendendo superflua l’utilizzazione di fertilizzanti azotati e quindi riducendo notevolmente gli imput energetici in rapporto ad altre colture annuali o poliennali di piante che richiedono invece ingenti apporti di azoto e di acqua.
La Ginestra moltiplicata per seme o per talea, condotta “a corta rotazione” (tagli biennali al piede), fornisce fibra di qualità da sola o miscelata con altri materiali, tramite particolari processi, ottenendo diversi prodotti finali idonei per diverse utilizzazioni industriali rurali:
- fibra per applicazioni tessili, fibra per rinforzo (per materiali compositi in sostituzione di amianto, wallostonite o fibra di vetro, dannosi per l’uomo e l’ambiente); il “vermene” della ginestra è biodegradabile, resistente, flessibile, difficilmente infiammabile e permette di ridurre la tossicità delle esalazioni da combustione in caso di incendio;
- biomassa per scopi energetici;
- biomassa per polpa da carta;
- biomassa per compost;
- materie prime chimiche biologiche (colorante verde dalle foglie giovani, profumi, tannino, collanti, proteine;
inoltre contiene principi attivi farmaceutici quali la sparteina, scoparina, citisina, la genistenina, sarotamnina, luteina, quercitina, acido tannico e caffeico.
AVVERTENZA
A grandi dosi altera le cellule nervose e la respirazione, abbassa la pressione del sangue, sul cuore da effetti simili alla cicuta).
La possibilità di coprire diverse applicazioni assicura flessibilità per i produttori e possibilità di previsioni di impiego a lungo termine, evitando i pericoli di una sola utilizzazione finale che può essere penalizzata da situazioni specifiche sfavorevoli.
Dott.ssa Agr. Brigida Spataro
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