Dopo sette anni di Ogm, il Paese africano torna alle sementi tradizionali dopo troppi raccolti scarsi e insoddisfacenti.
L’inversione di rotta è definitiva. Prevede una eliminazione progressiva delle colture di cotone Ogm fino al ritorno, nel 2018, a coltivazioni con sementi al 100% tradizionali.
Nel 2009 Monsanto aveva introdotto il cotone Ogm, suscitando grandi speranze. Le promesse erano importanti: minor necessità di trattamenti in fase di coltivazione, riduzione della mole di lavoro per i produttori, maggiori e ottimi risultati di resa.
Promesse mantenute? Secondo François Kaboré, docente di Innovazione e tecnologia all’African Institute for Social and Economic Development di Abidjan , il cotone prodotto con sementi geneticamente modificate non si è rivelato di buona qualità come quello tradizionale.
La conseguenza è stata inevitabile; meno vendite e abbassamento del prezzo.
Ciò che differenzia è la lunghezza della fibra: quella prodotta dai semi creati da Monsantoè molto più corta di quella tradizionale burkinabé.
E scattano le richieste di risarcimento, pari a 73 milioni di euro. In particolare, secondo “La Stampa” , la Sofitex, “ la società nazionale dei produttori di fibre tessili, chiede oggi a Monsanto di coprire le perdite causate dall’utilizzo dei semi di cotone transgenico. Il colosso della biotecnologia agraria, da parte sua, attribuisce le responsabilità di quanto accaduto a un «cattivo utilizzo» del prodotto”.
Bye Bye Monsanto.
Dott.ssa Stefania Mangiapane
Foto: http://www.nonsprecare.it/cotone-biologico-aumento-utilizzo-mondiale