Rame: come utilizzarlo in agricoltura bio

Durante l’inverno è opportuno effettuare, in dosi molto ridotte e frequenti, trattamenti  anticrittogamici preventivi a base di solfato, ossicloruro o idrossido  di rame che agiscono per contatto contro la Monilia, la ticchiolatura, la bolla del pesco, ecc.

Il rame è un metallo pesante poco degradabile nei terreni coltivati con metodo convenzionale dove pesticidi ed erbicidi hanno annientato l’attività microbiologica ed non si ha più la fertilità naturale.

agrumi

Nutrendoci di alimenti trattati con rame introduciamo nell’organismo questo metallo che nella concentrazione ottimale di 50-100 mg totali potenzia le reazioni metaboliche ossido-riduttive neutralizzando i radicali liberi; tuttavia quando è presente in eccesso il rame è tossico e causa malattie neurovegetative e necrosi del fegato (il fabbisogno quotidiano non supera mg 1,2).

Nei terreni coltivati con metodi biologici e biodinamici, ricchi di colloidi umici, argillosi e calcarei, la sostanza organica umificata decomposta da lieviti, batteri, funghi e dalla macrofauna, è in grado di catturare il rame e immobilizzarlo.

Al  fine di mantenere vitale il microbiota terricolo (Tricoderma harzianum, Bacillus subtilis, B. safeni, B. megaterium, B. pumilus, Agromices, aeromonas rivuli, Gammaproteobacteria, Rodococcus coprophilus, Actinobacterie,ecc. ) e il macrobiota ( LombricusGeotrupes stercorarius,Diplopoda, ecc)  non bisogna superare i 6 Kg di rame metallo per ettaro all’anno (ogni formulato commerciale contiene un percentuale di variabile di rame metallo), 3Kg\ha\anno nei suoli acidi e asfittici.

Dott.ssa Agr. Brigida Spataro

Foto:

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