Carciofo: super goloso e utile nell’orto sinergico

Il carciofo (Cynara Scolymus L.) è una specie ortiva rizomatosa poliennale della famiglia delle Composite, tipica del bacino del Mediterraneo e viene coltivato principalmente nelle regioni meridionali dell’Italia, in Francia, in Spagna, in Grecia, in Marocco, in Algeria.

Proprietà:

Alcuni ricercatori del Giappone e del Texas USA hanno riscontrato che una dieta a base di carciofi riduce il tasso di colesterolo totale e stimola la produzione di bile.

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In Russia, esperimenti di laboratorio avrebbero confermato che le parti commestibili del carciofo hanno un effetto antinfiammatorio. Ma è’ controindicato per le donne che allattano perché inibisce la secrezione lattea.

Veniva utilizzato nella produzione dei formaggi per cagliare il latte.

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In coltura asciutta la carciofaia dura da 2 fino a 10 anni e viene consociata con altre colture erbacee a ciclo breve come peperoni, cipolla, indivia, scarola, fagiolini nani, piselli, lattuga, melone.

Caratteri botanici:

Le foglie, amare e dotate di principi terapeutici per la presenza della cinarina e dei cinarosidi, sono molto sviluppate, di colore verde scuro nella pagina superiore e verde chiaro con riflessi cinerei e aspetto lanoso nella pagina inferiore. Il fusto eretto tomentoso porta grosse ramificazioni divaricate terminanti con un’infiorescenza chiamata capolino.

I capolini, dalle blande proprietà coleretiche (stimolano la produzione della bile) e colagoghe, sono costituiti da un ricettacolo carnoso su cui si attaccano brattee carnose alla base (la parte edule della pianta) e vanno colti prima che si aprano in fiori spettacolari. Ciascuna pianta produce da 6 a 12 capolini.

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Esigenze ambientali

Il carciofo predilige clima mite, caldo, asciutto, senza rilevanti sbalzi di temperatura ed è poco resistente al freddo; già sotto i 4° le infiorescenze vengono danneggiate.

Cresce rigoglioso se coltivato in terreni di medio impasto profondi, freschi privi di ristagno idrico e dotati di sostanza organica. In quelli calcarei e sabbiosi i capolini restano piccoli e con brattee poco carnose.

Varietà:

Le cultivar inermi a brattee verdi non rifiorenti più diffuse sono: Verde di Castellammare, a maturazione medio-tardiva, coltivata in Campania e Carciofo di Empoli (Toscana), precoce.

Tra le cultivar inermi a brattee violette non rifiorenti : Romanesco, tardiva (Lazio) e Catanese precoce, diffuso nella Sicilia orientale.

Le Cultivar spinose a brattee violette non rifiorenti: Spinoso della Riviera coltivato soprattutto ad Albenga in Liguria, Violetto di Chioggia precoce (Costa adriatica), Violetto Spinoso di Palermo precoce (Sicilia Occidentale) e Spinoso sardo precoce (Sardegna).

Propagazione:

La propagazione si effettua per via agamica e in particolare:

  • Per gemma (ovulo), al fine di anticipare l’epoca di produzione delle cultivar che hanno le gemme del rizoma molto sviluppate (ovulo). In estate gli ovoli (*) quiescenti, ma sufficientemente ingrossati, provenienti da carciofaie giovani, vengono staccati dalla pianta madre e, previa pregermogliazione in ambiente caldo-umido, vengono trapiantati in pieno campo e irrigati.

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Gli ovoli vanno prelevati dalla parte più distante dal colletto, provenienti da piante non defogliate a primavera a cui è stata sospesa per tempo l’irrigazione per dar tempo al rizoma di accumulare sufficienti quantità di sostanze nutritive.

Gli ovoli si trapiantano in luglio-agosto e si effettua il raccolto da novembre ad aprile.

  •  Per pollone (carduccio): i germogli che si sviluppano dalla corona di gemme del rizoma della pianta dopo le prime piogge, vengono staccati con qualche radice della pianta madre , cimati e trapiantati allo stadio di 4 o 6 foglie (in primavera nelle regioni settentrionali e in autunno nel Meridione).

Le piantine provenienti da carducci. si dispongono in quadro a cm 100-120.

Per divisione di ceppo per le cv che hanno rizoma molto sviluppato e aggrovigliato, la moltiplicazione si può effettuare con frazione dello stesso prima del germogliamento.

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Avversità e parassiti:

In condizioni colturali non idonee può manifestarsi la diffusione del mal bianco (Leivellula laurica Arn.) e l’attacco di due lepidotteri: Gelechia (Depressaria erinaceella Stgr.) e Nottua minatrice (Hydroecia xanthenes Ger.).

Dott.ssa Agr. Brigida Spataro

Foto: pixabay.com

 

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